Valorizzazione scarti di lavorazione

Tale prodotto deriva dal processo di stigliatura delle bacchette di canapa e nell’ambito di questo progetto è stato sottoposto ad un trattamento termico (pirolisi) per poi essere impiegato come filler di matrici polimeriche, con l’intento di ottenere compositi a matrice organica con proprietà migliorate rispetto al polimero di partenza. Abbiamo utilizzato una resina epossidica alla quale sono state aggiunte diverse quantità di fibra corta pirolizzata. La presenza di quest’ultima ha indotto nella matrice un consistente miglioramento in termini di proprietà di resistenza all’usura e incremento di conducibilità elettrica.
Sono stati preparati anche compositi ottenuti miscelando le fibre di scarto corte pirolizzate ed etilene vinil acetato (EVA) che è un polimero termoplastico molto utilizzato nel settore automobilistico. Le proprietà meccaniche, tribologiche, elettriche (CC e CA) e termiche dei compositi EVA/fibra biochar (HFB) contenenti diverse quantità di fibre (che vanno dal 5 al 40% in peso) sono state studiate a fondo. La presenza di fibre di biochar non ha influenzato il comportamento termico dell'EVA, nonostante si sia osservato un leggero aumento del grado di cristallinità, soprattutto per EVA/HFB 90/10 e 80/20. Al contrario, le fibre di biochar migliorano la stabilità termo-ossidativa dei compositi, che aumenta all’aumentare del contenuto di biochar.
L’attività svolta ha anche riguardato una serie di prove per capire i possibili utilizzi del canapulo dopo trattamento di pirolisi (HHB). In particolare, l’HHB è stato utilizzato come riempitivo dell’EVA, insieme a l’acido umico commerciale (HA), come potenziale ritardante di fiamma. Sono stati preparati compositi contenenti biochar a due diverse concentrazioni (cioè 20 e 40% in peso) e 10% in peso di acido umico. La presenza di crescenti quantità di biochar nell'etilene vinil acetato ha contribuito ad una crescente stabilità termica e termo-ossidativa del polimero; al contrario, l'acido umico anticipa la degradazione della matrice polimerica, anche in presenza del biochar.
Nel corso del progetto è stata avviata un’attività sperimentale impiegando il canapulo anche per la produzione di un vasetto da utilizzare nella coltivazione delle piante. In particolare, il canapulo da solo, o in miscela con scarti della lavorazione del pomodoro industriale (bucce e semi), è stato impastato con un adesivizzante naturale in soluzione acquosa, l’alginato di sodio, in rapporto 96/4 (fibre/alginato) e spalmato in uno stampo cilindrico a forma di vasetto di diametro 5 cm e altezza 5 cm. Lo stampo è stato quindi riscaldato in stufa ventilata a T = 60 °C per 24 ore.

1300x1000
1300x1000 (2)
1300x1000 (9)
Sono state identificate le 3 filiere di seguito indicate con l’obiettivo di valorizzarle dal punto di vista economico:

• Filiera della fibra lunga, che utilizzando particolari varietà, sistemi di macerazione innovativi e specifiche macchine/attrezzature sarà in grado di separare la fibra contenuta nella corteccia della canapa dal resto della pianta. Tale fibra troverà la sua più piena valorizzazione nella produzione di tessuti di alta gamma.
• Filiera del canapulo, per la produzione di materiale da imballo e teli per pacciamatura totalmente degradabili, con lo scopo di realizzare questi nuovi prodotti in sostituzione sia dei classici imballi/teli in polietilene che dei film biodegradabili già commercializzati e realizzati con amidi di diverse colture (mais, altri cereali).
• Filiera della produzione di vernici spray, ottenute utilizzando gli scarti della pettinatura della fibra di canapa.

Riproduci video